La storia del digiscoping ha alcuni
marchi di cannocchiali che sono dei veri miti per qualità,
affidabilità e praticità d’uso ma poche sono le macchine che
possono entrare nel mito con autorevolezza (tranne la
vecchia ma ancora oggi usata Nikon CP 4500). Quando avemmo
la possibilità di testare la S90 rimanemmo molto sorpresi
per la sua resa e praticità, soprattutto se usata nella
nostra tecnica.
Allora aveva due sole rivali che, nella loro evoluzione
hanno perso molto del loro fascino e, purtroppo,
compatibilità. Tra le compatte odierne solo due si
contendono la nostra fiducia.
Canon ha sempre visto la sua serie S come una linea di
macchine compatte ma molto evolute, rivolte ad un pubblico
esigente e amante della fotografia creativa. L’evoluzione della S90 è stata assai
rapida ma ha sempre dato risultati di grandissima
affidabilità e qualità ottica. La S95 fu il primo passo
evolutivo che continuò con la S100 e poi la S110 ed oggi con
la S120 ci troviamo a valutare una macchina che ha mantenuto
tutte le caratteristiche più interessanti con l’aggiunta di
alcuni accorgimenti tecnici e pratici che nulla hanno tolto
alla sua compattezza e facilità d’uso.
|
Sensore |
Risoluzione Mp |
Ottica |
Processore |
LCD |
touch screen |
peso g. |
Misure mm. |
S120 |
1/1.7" BSI CMOS |
12 |
24-120 f/1.8-5.7 |
Digic 6 |
3" -
922,000 |
Si |
217 |
100 x 59 x 29 |
S110
|
1/1.7"
CMOS
|
12
|
24-120 f/2-5.9
|
Digic 5
|
3" -
461,000
|
Si
|
198
|
99 x 59 x 27
|
S100
|
1/1.7"
CMOS
|
12
|
24-120 f/2-5.9
|
Digic 5
|
3" -
461,000
|
no
|
198
|
99 x 59 x 27
|
S95
|
1/1.7"
CCD
|
10
|
28-105 f/2-4,5
|
Digic 4
|
3" -
461,000
|
no
|
195
|
100x58x30
|
S90
|
1/1.7"
CCD
|
10
|
28-105 f/2-4,9
|
Digic 4
|
3" -
461,000
|
no
|
195
|
100x58x31
|
Approfittiamo di questa occasione per
dare alcune indicazioni sui sensori cioè il chip che
converte le luce in cariche elettriche, per trasformarle poi
in informazioni digitali.
Le due tecnologie oggi più diffuse sono il CCD e il CMOS. La base dei due
sistemi sfrutta le caratteristiche del fotodiodo
che, se colpito dalla luce, genera una carica
elettrica. Conosciamo già i sensori CCD
(Charge Coupled Device) perché si sono diffusi
in gran numero e in moltissime applicazioni (fotocamere,
videocamere, fax, scanner, telefonini ecc.). Il
progetto sviluppato da Willard S. Boyle e George
E. Smith nel 1969 per la Bell Laboratories valse
il Premio Nobel per la fisica nel 2009. La loro
applicazione è caratterizzata soprattutto da una
migliore resa cromatica e una maggiore copertura
della superficie fotosensibile quindi sono
ancora oggi la soluzione ideale per sensori di
grande formato (Phase One). Nel CCD la carica
elettrica viene trasferita attraverso pochi "nodi"
di uscita, per essere poi convertita in
voltaggio e uscire dal sensore come segnale
analogico mentre nel CMOS (Complementary Metal
Oxide Semiconductor) ogni fotodiodo è
accompagnato da un convertitore che trasforma
l'energia luminosa in voltaggio e, grazie ad
accorgimenti elettronici, il segnale in uscita è
in formato digitale.
Infatti in un sensore CMOS, accanto ad
ogni singolo fotodiodo sono disposti minuscoli
transistor e circuiti che amplificano e
trasformano il segnale. Questi circuiti intorno
al fotodiodo riducono lo spazio dedicato alla
cattura della luce. La percentuale dell'area di
un fotodiodo che risulta utile per raccogliere
la luce viene detta "fill factor" (fattore di
riempimento). Un sensore CCD ha un fill factor
del 100%, un sensore CMOS molto meno. Nel CCD
tutti i fotodiodi sono dedicati esclusivamente
alla lettura della luce e l'uniformità del
segnale generato è alta mentre nel CMOS il gran
numero di circuiti intorno al fotodiodo riducono
lo spazio per la cattura della luce e il grande
lavoro di conversione digitale intacca
l'uniformità del segnale che risulta essere
minore. Il CCD è meno soggetto a disturbo
digitale (il cosiddetto rumore), ha una migliore
sensibilità alle luci basse, mentre in presenza
di luci alte tende a generare artefatti di
contro consuma 100 volte più del CMOS che è più
veloce nella raffica d’immagine, ha una minore
sensibilità alla luce ed è molto più economico
nella produzione.
L’attuale ricerca sui sensori CCD è
rivolta allo sviluppo di soluzioni che portino a
un maggior numero di pixel e ad un minore
consumo energetico mentre per i sensori CMOS si
cercano soluzioni elettroniche per raggiungere
un minore rumore ed una maggiore sensibilità.
Le differenze principali possono
essere riassunte:
1 - il CCD crea un'immagine di alta
qualità e basso livello di rumore, mentre il CMOS è più
suscettibile al rumore.
2 - il CCD consuma una grande quantità
di energia, mentre il CMOS è molto più
parco.
3 - I sensori di tipo CCD sono più
costosi dei CMOS.
4 - i sensori CMOS hanno una maggiore
complessità progettuale dei CCD.
Non ostante queste differenze la
qualità della loro resa è molto simile ma richiede una
attenta progettazione e, per entrambi, si è venuta a creare
una pesante gestione delle immagini da parte dei processori
interni al corpo macchina (per i CMOS l’intervento è già
pesante all’interno del sensore).
Un discorso a parte, che non
affronteremo ora è sulle microlenti che
convogliano la luce sul fotodiodo.
|
Curiosità:
a) L’occhio
umano è in grado di percepire un oggetto illuminato
sotto la soglia di 1 lux, mentre la sensibilità di
un CCD è dieci volte superiore e varia tra 0,1 e 3
lux. Il CMOS è da 3 a 10 volte meno sensibile con
solo 6 a 15 lux. Il CMOS è, praticamente,
inutilizzabile a 10 lux avendo un livello di rumore
10 volte superiore al CCD. Ecco perché tutte le
telecamere e sensori dedicati all'astronomia sono
dotati di un sensore CCD.
b) Nella retina
sono presenti circa 6.400.000 coni (recettori del
colore) e 120.000.000 bastoncelli (recettori del
B/N).
c) Gli
obiettivi per fotografia a pellicola (analogica) non
tengono in considerazione la divergenza dei raggi
luminosi in uscita, qualunque angolo di incidenza
abbiano saranno sempre in grado di impressionare la
pellicola. Tutto cambia radicalmente con il sensore
digitale dove i fotodiodi sono situati infondo ad un
piccolo tunnel nel silicio diventa quindi importante
che i raggi luminosi siano il più paralleli
possibile, altrimenti i fotodiodi più esterni
corrono il rischio di risultare "in ombra". Ecco
perché quando usiamo vecchi obiettivi per il formato
a pellicola potremmo avere una certa caduta di
luminosità ai bordi dell'immagine. Ricordate il
discorso che affrontai sulle ottiche Olympus (Zuiko)
tutte studiate appositamente per essere
telecentriche su tutto il formato?
|

Tornando alla nostra
S120 notiamo che
il suo sensore CMOS ha un ulteriore sigla
BSI che identifica il prodotto come uno degli sviluppi più nuovi. Il
BSI (Backside
Illumination) si è sviluppato nel tentativo di ridurre
le dimensioni e migliorare la risoluzione dei sensori di
immagine CMOS. Nel BSI i fotodiodi ricevono direttamente la
luce passando attraverso solo una micro-lente e un filtro di
colore. La luce non viene riflessa internamente alla
struttura e si crea quindi la capacità di ricevere più luce
e fornire una migliore sensibilità. Ed ecco che quasi tutta
la luce che arriva attraverso l'obbiettivo, e le "informazioni"
che essa veicola, genera immagini di maggiore qualità,
specie in condizioni di scarsa illuminazione. Canon ha
sfruttato i CMOS già da molto tempo applicandoli non solo
alle compatte ma anche alle reflex fino alla EOS-1D C full
frame. La sua grande esperienza in questo campo la ha
portata a rilasciare dei brevetti esclusivi tali da lasciar
pensare ad un arrivo imminente di un sensore full frame con
la tecnologia BSI.
Nella
S120 il sensore
viene pilotato dal nuovo processore
Digic 6 che aggiunge maggiore velocità di elaborazione, di sequenza
immagini e nel filmato. Per noi, nel digiscoping, la sua
resa la notiamo nella velocità di scatto, anche in RAW,
velocità e prontezza nella MaF anche in
situazioni di poca luce e nelle riprese in
videoscoping che sono assai più rapide in tutte le funzioni
di controllo. Se a questo aggiungiamo la caratteristica di
maggiore sensibilità alle basse luci del BSI e l’aumento di
luminosità dell’ottica tutto si risolve in un modo molto più
sicuro e pratico di lavoro. Durante le riprese il controllo
dell’esposizione è completamente automatico ma è possibile
bloccare l'esposizione o regolare precedentemente in un
range + /-2EV. Le riprese hanno un audio stereo e un
controllo continuo o manuale della MaF.
La Canon PowerShot S120 è un
bellissimo esempio di sobria eleganza nel design.
Esteticamente mantiene le stesse caratteristiche delle sue
progenitrici aumentando la robustezza (Il corpo è realizzato
in una lega di magnesio solido e il telaio in alluminio)
addolcendo le linee che diventano più “curve” e aggiungendo
un pratico e funzionale poggia pollice sulla parte
posteriore per aumentare la sicurezza della presa.
Aumenta
la sensazione di solidità costruttiva e qualità meccanica.
Rimane molto sottile e, pur aumentando di poco il suo peso,
è una delle compatte più “tascabili” oggi sul mercato. Anche
nella S120 troviamo la ghiera alla base dell’ottica che ha
creato qualche problema nella realizzazione di un adapter ma
che, se ben programmata nella sua funzione, si rivela
addirittura più pratica lasciando al resto del dorso
macchina più spazio a comandi funzione che sono completi e
rapidi nell’uso. L’estensione dell’ottica rimane buona
nell’uso con gli adapter DCA e DA-10 (adapter chiusi) ma è
comunque da considerare buona anche con adapter aperti come
il DCB o il TSN-DA4 visto il relativamente breve movimento
in estensione o contrazione. Unico appunto da fare è sulla
impossibilità di riaccendere la macchina alla stessa
posizione di zoom di quando si è spenta. Questa utilissima
funzione, per noi digiscoper, è possibile sono con il
selettore di scatto nella posizione C. Altro appunto,
peccato veniale, sui comandi della S120 è la dimensione e la
poca presa del selettore di comando zoom dell’ottica posto
intorno allo scatto. Per un uso normale ha una giusta presa
ma usando alcuni adapter con la barretta per avvitare lo
scatto flessibile è quasi impossibile raggiungerlo con le
dita e diventa laboriosa e imprecisa la scelta della focale
di lavoro. La S120 non ha la possibilità di avere scatti
remoti via radio. Per chi usa il vecchio adapter della serie
90-95 ci sono alcuni accorgimenti da fare limando il foro di
fissaggio sulla basetta inferiore, ridurre lo spessore per
far inglobare la ghiera alla base dell’ottica e alzare
leggermente la barretta porta scatto flessibile. Armati di
una lima e di una pinza si possono fare agevolmente senza
essere dei fabbri. Le piccole variazioni di misure hanno
costretto anche la casa madre a riprogettare lo scafandro
per le riprese subacquee. Se ne deduce che tra i progettisti
Canon non c’è un digiscoper
J.
Per tutte le considerazioni
sull’estetica, gestione e completezza del menu ed ergonomia
rimandiamo alle nostre recensioni dei modelli precedenti
(S90
e S95) ma
dobbiamo segnalare il nuovo interruttore che comanda il
flash, ora posto lateralmente, la ottima e sensibile ghiera
zigrinata posta intorno ai comandi e lo schermo LCD, sempre
fisso, con una migliore risoluzione (920K) e un pratico
touchscreen per la selezione del punto di messa a fuoco. Con
un leggero tocco dello schermo è possibile navigare nel menu
principale come in quello rapido. Possibile, con il
touchscreen, regolare rapidamente gli ISO e i dati
dell’esposizione. Anche
nella S120 è presente la pratica funzione che ci permette,
pigiando a metà corsa il pulsante di scatto, di avere
nell’LCD un ingrandimento dell’area di messa a fuoco così da
poter controllare ed intervenire per la correzione.
Ottima la serie di dati di scatto
visibili e programmabili dal display e sempre pratici e
completi i pulsanti programmabili. La visione
dell’istogramma, posizionabile, e il controllo
dell’orizzonte sono novità assai utili per chi, come noi,
lavora spesso su grandi contrasti e con treppiedi.
Un’altra
utile funzione del menu macchina è la possibilità, oltre al
classico comando di sovra o sotto esposizione, di attivare
la funzione ND
(Neutral Density) consentendo di ridurre l'esposizione di
tre stop. Si rivela utile per il raggiungere automaticamente
tempi di posa più lenti o diaframmi più aperti anche in
condizioni luminose.
Come le sue più dirette concorrenti e
come vuole il mercato anche nella S120 ci sono diversi
filtri creativi da poter attivare sulle nostre immagini (manca
solo la modalità panorama). Li abbiamo provati e controllati
notando una buona resa ma non li abbiamo mai utilizzati
nelle nostre immagini né mai abbiamo conosciuto nessuno che
ne facesse uso. Moda, esigenze commerciali o nostro limite?
Sulla parte anteriore del corpo
macchina risalta l’adesivo con la scritta
Wi-FI (già
presente nella S110) grazie al quale possiamo trasferire le
immagini a computer, smartphone, internet, stampanti o altre
macchine compatibili. Grazie al software a corredo e ad un
veloce settaggio è possibile collegarsi al computer e
trasferire le immagini senza l’uso di un cavetto. Il
trasferimento su smartphone è disponibile per sistemi Mac e
Android (manca quello per Winphone). Il Wi-Fi non ha
funzioni di controllo remoto.
La S120 adotta una nuova batteria che
il corpo macchina non ricarica collegandolo via USB (poco
pratico per chi in viaggio è costretto a portarsi il
caricabatteria e i convertitori di presa elettrica) ma è più
piccola e leggera. Da notare che, pur adottando un sensore
più economico nei consumi, una sola batteria non è
sufficiente per una giornata di lavoro e perde molta
autonomia se usiamo le riprese video. Noi abbiamo avuto un
poco di sfortuna perché ci è stata recapitata una macchina
la cui batteria era esaurita o aveva dei problemi di
dispersione visto che, a macchina spenta, non reggeva le sei
ore. Abbiamo contattato alcuni possessori di S120 che non
hanno accusato questo problema pur confermando la poca
autonomia avendo quasi tutti optato per 2 o 3 batterie di
corredo.
La Canon S120 utilizza un sensore di
tipo 1/1.7” (7.4x5.6mm) da 12 Megapixel che ci dà un ottimo
colore e una definizione fino ai bordi davvero buona, molto
adatta al digiscoping. La velocità di scatto, la velocità e
precisione della MaF e il RAW sono ottimi anche con riprese
fatte in zone di penombra o in ore del tramonto. Una nostra
impressione, dopo molte compatte analizzate e provate sul
campo, è che il RAW prodotto dalla piccola
S120 sia di
grande qualità e da preferirsi al JPG. Interessante è pure
la velocità di sequenza in questo formato assai più pesante
(un JPG di 2,5mb corrisponde ad un RAW(CR2) di 13.773mb.) Da
notare che per avere il massimo della velocità di scatto è
necessario fornirci di schede SDHC / SDXC Classe 1. Non
abbiamo notato distorsioni geometriche (noi lavoriamo ad un
fattore di zoom che parte da metà estensione in poi e
corrisponde ad una luminosità di f/4) e constatiamo un buon
controllo di quelle cromatiche che sono moderatamente
visibili solo in situazioni di grande contrasto.
La buona qualità finale è supportata
da un controllo dei bianchi che ha sempre risposto in
maniera corretta anche con cielo coperto o al tramonto. La
gamma dinamica e la risoluzione finale sono ottime fino a
400ISO e rimane buona anche a 800Iso dopo di che si
incominciano a vedere il rumore e il decadimento della
profondità colore.
In questa immagine abbiamo usato il nuovo DCB di
Swarovski per collegare la macchina all'oculare. |
Il DA-10 è la base per collegare
il nostro adapter all'oculare del Kowa TSN-883 |
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Il nostro adapter sfrutta il passo del vecchio
Swarovski DCA |
Il nostro adapter sfrutta una
barretta anteriore per collegare uno scatto
flessibile. |
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Ci è piaciuto
·
Una delle più piccole compatte con RAW e controllo manuale.
·
Ottima resa colore e contrasto immagine.
·
Scatto a raffica molto veloce.
·
Ottica di valore con zoom 5x luminoso f1.8
·
Efficiente filtro ND.
·
Ottimo RAW.
·
Rapida messa a fuoco con aiuto per la messa a fuoco manuale.
·
Touchscreen per la selezione del punto di MaF.
·
Menu ergonomico, chiaro e ricco di funzioni.
·
Robustezza e Design.
Non ci è piaciuto
·
Nessuna possibilità di scatto remoto.
·
Nessuna possibilità di scatto remoto con smartphone via
Wi-Fi.
·
Nessuna slitta multifunzione.
·
Assenza GPS integrato.
·
La leva di comando Zoom scomoda con gli adapter “chiusi”.
·
Poca autonomia della batteria
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LCD fisso.
Ecco alcune immagini realizzate con la Canon S120 ed alcuni
cannocchiali.
Canon PowerShot S120 - Mamma e piccolo Codirosso |
Canon PowerShot S120 - Lucertola Swarovski ATX
95HD |
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Canon PowerShot S120 - Kowa TSR 883 Prominar |
Canon PowerShot S120 - Swarovski ATX 95HD |
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Canon PowerShot S120 - Kowa TSN 883
Prominar |
Canon PowerShot S120 - Swarovski ATX 95HD |
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